La madre delle gemelline:
«Spero ancora di ritrovarle»
Irina Lucidi: qualcuno forse sa, ma non parla
MILANO - Ricomincia a lavorare oggi, dopo tredici mesi. In mezzo, ci sono state le notti insonni, la rabbia, l'impotenza, la collera, la disperazione. Un viaggio lontano, in Asia. E un pensiero fisso, che è ormai parte del suo respiro: Alessia, inspiro, Livia, espiro, le sue gemelline di sei anni portate via dal padre Matthias Schepp il 30 gennaio del 2011 e mai più ritornate. Quattro giorni dopo l'uomo si uccise gettandosi sotto un treno a Cerignola, al termine di un assurdo pellegrinaggio tra la Svizzera, la Corsica e l'Italia. In una delle deliranti lettere che spedì alla moglie dalla Puglia prima di suicidarsi, scrisse: «Non le rivedrai, loro non hanno sofferto e ora riposano in un luogo tranquillo».


Alessia e Livia le sogna, quasi ogni notte. «Non ci parliamo, ma sono lì, presenti. I primi tempi non volevo guardare le lorofoto. Adesso ho tappezzato casa con i loro volti, i disegni. Esserne circondata mi dà una bella sensazione». In questo anno ha avuto bisogno di aiuto e lo ha chiesto, anche questa è la sua forza. «Una squadretta di medici mi è stata vicino, un naturopata e uno psichiatra. Purtroppo di dolore non si muore. E io devo continuare a vivere, devo rifarmi una vita, ho un corpo che è vivo». Oggi ritorna nel suo ufficio di avvocato per una multinazionale. «Sono stati super comprensivi, fantastici. Non mi hanno mai messo pressione, hanno lasciato che fossi pronta. E lo sono». Ha ritrovato se stessa. «Ora desidero solo ritrovare le mie figlie».
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